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Questo articolo è stato scritto il giorno 15 nov 2017 da Alessandra Dionisio, e appartiene alle categorie: Formazione e aggiornamento professionale, Iniziative ed eventi, Medicina Generale e del Territorio, Tutte le comunicazioni.

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Un viaggio dentro il dolore dell’uomo: il successo dell’incontro con Vittorino Andreoli al Policlinico Federico II

articolo scritto da Alessandra Dionisio

WhatsApp Image 2017-11-15 at 14.35.35Non una lezione ma un viaggio dentro il dolore dell’uomo, magistralmente guidato da Vittorino Andreoli, psichiatra, scrittore e già Direttore del Dipartimento di Psichiatria di Verona – Soave, condiviso ieri pomeriggio nella cornice dell’Aula Magna “Gaetano Salvatore” del Policlinico Federico II. Circa 900 persone tra docenti, studenti, professionisti della salute e cittadini hanno partecipato all’evento, trasmesso in streaming anche nell’Aula grande nord.

Un viaggio intenso e nel contempo lieve, in cui Andreoli ha toccato temi estremamente complessi attraverso una comunicazione semplice e diretta, ripagata dalla costante attenzione della platea. Un percorso delineato solo dai suoi appunti, trascritti su piccoli fogli che tra le sue mani risuonavano come il tocco di un metronomo, in grado di scandire la ritmica dell’intervento. Fotogrammi di un percorso a tappe ed in crescendo che ha concesso, anche ai non addetti ai lavoro, di soffermarsi e riflettere su un tema che riguarda davvero tutti: il dolore. Un sorriso accogliente ha accompagnato le considerazioni del professore, dall’inizio del suo intervento sino al momento tanto atteso degli autografi, in cui partecipanti di tutte le età, muniti di uno o più libri del professore Andreoli, hanno atteso per ricevere la sua firma ma soprattutto per scambiare qualche parola con il professore che non si è sottratto ad uno scambio informale e persino a qualche selfie con i presenti. Come a voler confermare l’importanza della relazione più volte evocata durante l’incontro e identificata quale nodo nevralgico della dinamiche comunicative del nostro tempo sempre più mediate dalla tecnologia, spesso private del contenuto relazionale ma non per questo esenti da coinvolgimenti emotivi.

Spegnete questa roba che avete in tasca-  sottolinea energicamente il professore Andreoli, riferendosi ai cellulari- e cercate di scoprire chi sta vicino a voi. Guai a perdere il recettore del dolore dell’altro”.

Sì perché il professore Andreoli si è più volte soffermato sulla condivisione e sulla comprensione del dolore,  come un momento di conoscenza e di scoperta anche di se stessi. “Se qualcuno viene da me e mi parla di attacchi di panico, io posso non averne sofferto, ma ciò non toglie che il rimando è a me e che il suo racconta evoca le mie paure, in sostanza c’è bisogno di far sentire che c’è una relazione”.

Ma attenzione non esiste solo un dolore somatico, che ha una chiara collocazione organicistica. “Parliamo del dolore esistenziale che coinvolge l’io, che non sappiamo identificare in un’area del nostro corpo ma che riguarda l’uomo per intero. Il dolore è inevitabile e fa parte della condizione umana”, sottolinea Andreoli.

Ed è in questa condizione umana che il dolore come la gioia si condividono e si trasferiscono in una dinamica relazionale. “Voglio parlare della medicina, della medicina come relazione. Abbiamo bisogno che la medicina si sviluppi e venga insegnata non solo come studio degli organi ma come processo di relazione intersoggettiva. Bisogna essere interessato all’altro”. 

E non manca una puntualizzazione sulla nostra società e sul modello culturale che ci insegna a interpretare il  dolore. “Credo che facciamo parte di una cultura in cui si è esaltato troppo il dolore, ma in quel credo che domina ancora la nostra cultura mi  piace molto questa idea che persino un uomo che è Dio sia venuto a a soffrire“.

La relazione di Andreoli si è incastonata in un pomeriggio dedicato al tema del dolore nelle sue diverse accezioni. Dopo i saluti di Nicola Caporaso, vice-presidente della Scuola di Medicina e Chirurgia e del direttore sanitario dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Federico II Gaetano D’Onofrio, è intervenuto Giuseppe Servillo, direttore del DAI di Nefrologia, Urologia e Chirurgia Generale e dei Trapianti di Rene, Anestesia e Rianimazione del Policlinico Federico II che si è soffermato sulle attività che l’Azienda ha realizzato per attuare i necessari processi di miglioramento per la  realizzazione di un ospedale “senza dolore” ed ha evidenziato l’impegno della Scuola di Medicina e Chirurgia nell’introduzione di insegnamenti dedicati alla terapia del dolore in alcuni percorsi formativi. È stato poi il turno di Marco Sarno, medico in formazione, che ha raccontato gli ultimi sviluppi del progetto sviluppato in pediatria dedicato alla riduzione del dolore per i più piccoli, e del Prorettore dell’Università Federico II di Napoli Arturo De Vivo, che ha ricordato l’importanza delle competenza umanistiche nella gestione del dolore. Infine, prima della lectio magistralis di Andreoli, Isabella Continisio, responsabile dell’Ufficio Formazione Unico e coordinatore scientifico dell’evento, ha letto una toccante testimonianza di una paziente con HIV, una delle narrazioni raccolte nell’ambito di un progetto di medicina narrativa da tempo attivo presso la pediatria dell’Azienda e Paolo Valerio, direttore dell’UOC di Psicologia, ha introdotto e moderato la relazione del professore, chiudendo con una domanda e una provocazione sulle modalità relazionali delle nuove generazioni. Domanda che troverà risposta, per ammissione dello stesso Andreoli, in un possibile futuro incontro. Non resta, quindi, che attendere il prossimo appuntamento…

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