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Questo articolo è stato scritto il giorno 18 apr 2016 da Claudio Pellecchia, e appartiene alle categorie: Iniziative ed eventi, Medicina Generale e del Territorio, Prevenzione e promozione della salute, Scienza e medicina, Studi, analisi e ricerche, Tutte le comunicazioni.

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Tiroide: convegno con i massimi esperti del settore alla Federico II

articolo scritto da Claudio Pellecchia

palpazione noduliVenerdì 15 aprile, dalle 9,00 alle 17,00, presso il Centro Congressi dell’Università degli Studi di Napoli Federico II di Via Partenope, si è tenuto il Convegno “E se in ogni organo ci fosse una tiroide?“, in cui i massimi esperti mondiali di endocrinologia sono intervenuti per fare il punto sugli importanti passi in avanti e sulle prospettive relative allo studio della tiroide e alle patologie ad essa collegate. Organizzato da Domenico Salvatore, Responsabile della UOS di Terapia Molecolare delle Malattie Endocrine dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Federico II di Napoli e con la partecipazione di Ibsa Foundation for scientific research, l’evento ha rappresentato un appuntamento di massima rilevanza e ha visto presenziare i più grandi specialisti del settore alla ricerca delle novità che potrebbero segnare l’ambito scientifico in esame nei prossimi anni. Il paradigma della tiroide negli ultimi 20 anni è, infatti, completamente cambiato. Come si interpretava prima questo organo così prezioso? Un “comando centrale”, che distribuiva gli ormoni in tutto il corpo in maniera costante e uniforme. La ricerca degli ultimi anni ha dimostrato che questo è vero solo in minima parte. La priorità imprescindibile della tiroide è sì quella di garantire un livello costante di ormone tiroideo (T3) nel sangue in qualunque momento. Fatto questo, però, quello che degli ormoni fanno nei singoli organi periferici è lasciato, alla loro “autonomia”. È questa la grande novità che cambia completamente il dogma sulla tiroide: i tessuti possono interpretare e modificare a livello periferico il segnale dell’ormone tiroideo, potremmo quasi dire che c’è una tiroide autonoma in ogni organo. La tiroide immette gli ormoni in circolo, a livello periferico questi ormoni sono modificati in maniera indipendente e autonoma da ogni singolo organo, producendo/bloccando così determinati effetti positivi o negativi. “Le prospettive che questo nuovo paradigma apre –  spiega il professore Salvatore – sono potenzialmente rivoluzionarie. Ad oggi, conosciamo quasi tutto della tiroide, conosciamo i problemi che può avere, ma non sappiamo cosa succede all’organismo quando la tiroide non funziona o funziona male. Per questo parliamo di periferia: la sfida è capire che cosa esattamente fa l’ormone tiroideo nei singoli organi per comprendere eventualmente come incidere su questo ormone al fine di manipolarlo a livello locale. Pensiamo a cosa potrebbe significare poter rendere ipertiroideo solo il fegato, ad esempio, per incidere sull’ ipercolesterolemia abbassandola e mantenendo al contempo intatto l’equilibrio ormonale dell’organismo nel suo complesso. Oppure, a cosa significherebbe, in ottica anti-tumorale, poter rendere ipertiroidea solo l’epidermide per curare alcuni tumori della pelle”.

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