Malgrado una legislazione all’avanguardia e ripetute campagne di informazione, i mass media ci riportano periodicamente casi di ritrovamento di neonati abbandonati per strada o nei cassonetti. Nel 2008 presso l’Azienda Ospedaliera Universitaria Federico II è stata inaugurata la culla per la vita. Ubicata all’ingresso di via De Amicis, la culla termica, la cui apertura è comandata da un pulsante, è collegata ad una telecamera 24 ore su 24. Ad una eventuale apertura subito scatta l’allarme in terapia intensiva neonatale, dove è presente un monitor collegato con la telecamera che inquadra la culla, a quel punto parte l’ambulanza con il neonatologo e la vigilatrice che vanno a prendere il bambino per portarlo presso la Terapia Intensiva Neonatale del DAI di Pediatria. L’installazione di tale struttura fa parte del progetto Ninna-ho, il primo su scala nazionale, per dotare gli ospedali di una culla termica per i neonati abbandonati. Il progetto è stato sponsorizzato dalla KPMG Italia con la collaborazione della Fondazione Francesca Rava, l’obiettivo è quello di ridurre eventi drammatici come l’infanticidio.
Secondo il Ministero delle Pari Opportunità, i casi di abbandono in Italia superano i 3000 l’anno. Le donne devono sapere che oggi non sono sole e che non saranno mai giudicate per la scelta di abbandono del proprio bambino. La legge, in particolare il DPR 396/2000, art.30 comma 2, consente alla madre di non riconoscere il bambino e di lasciarlo nell’Ospedale dove è nato affinché sia assicurata l’assistenza e anche la sua tutela giuridica. Il nome della madre rimane per sempre segreto e nell’atto di nascita del bambino viene scritto “nato da donna che non consente di essere nominata”. La dichiarazione di nascita in questo caso è resa da un procuratore speciale, ovvero dal medico o dalla ostetrica che ha assistito al parto, rispettando l’eventuale volontà della madre di non essere nominata. I bambini lasciati nei nidi da “madre che non vuole essere nominata” sono circa 400 l’anno. Va ricordato che a Napoli il problema dell’abbandono dei neonati è sempre stato particolarmente sentito. Recentemente è stata ristrutturata, e viene considerata una curiosità storica, “la Ruota degli esposti”, presente nella struttura ospedaliera dell’Annunziata.I bambini abbandonati venivano introdotti in una specie di tamburo di legno di forma cilindrica e raccolti all’interno da balie pronte ad intervenire ad ogni chiamata. All’esterno, al di sopra della ruota, vi era un puttino di marmo con la scritta: “O padre e madre che qui ne gettate / Alle vostre limosine siamo raccomandati”. Gli ospiti dell’istituzione venivano chiamati “figli della Madonna”, “figli d’a Nunziata” o “esposti”. Alcuni venivano trovati con al collo un foglio di carta con il nome dei genitori, o portavano con sè qualche pezzo di oro o di argento; altri non avevano nessun segno. Tutto quello che indossavano e qualsiasi segno particolare veniva annotato in un libro, in modo da rendere più facile un eventuale riconoscimento da parte dei genitori. La Ruota era una delle più note d’Italia e non venne più utilizzata dal 22 giugno 1875.
Ida Padolecchia Referente per la comunicazione esterna dipartimentale del DAI di Pediatria