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Questo articolo è stato scritto il giorno 16 lug 2014 da Alessandra Dionisio, e appartiene alle categorie: Scienza e medicina, Studi, analisi e ricerche, Tutte le comunicazioni.

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Come cambia la salute degli italiani: l’indagine ISTAT

articolo scritto da Alessandra Dionisio

logo istat Migliora il nostro stato di salute fisico: nel 2013 – rispetto al 2005 – diminuiscono le malattie respiratorie croniche e l’artrosi, la quota di persone con limitazioni funzionali e la percentuale di forti fumatori, mentre aumenta la prevenzione dei tumori femminili, anche grazie alla diffusione dei programmi pubblici di screening. Di contro, peggiora la salute psicologica degli italiani: aumenta la depressione, soprattutto tra le donne, aumentano tumori maligni, Alzheimer e demenze senili (anche perché c’è maggiore capacità di riconoscere le malattie).  Il livello di soddisfazione per i servizi sanitari pubblici è elevato tra chi ne ha fruito (circa 8 su una scala da 1 a 10). Questo il quadro che emerge dall’indagine dell’IstatTutela della salute ed accesso alle cure, i cui risultati sono stati presentati lo scorso Giovedì 10 luglio al Ministero della Salute a Roma. L’indagine rileva periodicamente, ormai da più di 30 anni, le condizioni di salute e il ricorso ai servizi sanitari delle famiglie italiane. Basata su un campione rappresentativo della popolazione italiana di circa 120.000 persone, lo studio, che arriva a sette anni dalla precedente edizione,  offre un contributo importante per comprendere se, in un periodo di congiuntura economica sfavorevole, siano peggiorate o migliorate le condizioni di salute, si siano modificate le modalità di accesso ai servizi sanitari, i comportamenti di tutela della salute e in che misura persistano i differenziali regionali o socio-economici già registrati in passato. L’indagine rappresenta, quindi, un’importante fonte informativa per comprendere come i cittadini percepiscono il proprio stato di salute e quali stili di vita adottano (abitudini alimentari, svolgimento dell’attività fisica, consumo di tabacco), identificando anche quali attività di prevenzione primaria e secondaria mettono in atto e di quali servizi sanitari usufruiscono (visite mediche generiche e specialistiche, accertamenti diagnostici, terapie riabilitative e non convenzionali, ricoveri ospedalieri), fino a rilevare il giudizio che esprimono sul sistema sanitario regionale. Dall’indagine emerge che la depressione è il problema di salute mentale più diffuso e il più sensibile all’impatto della crisi: riguarda circa 2,6 milioni di individui (4,3%), con prevalenze doppie tra le donne rispetto agli uomini in tutte le fasce di età. Diminuisce la quota di persone con limitazioni funzionali, dal 6,1% nel 2000 al 5,5 % nel 2013. Diminuiscono i forti fumatori, ma aumenta la percentuale di adolescenti e giovani donne che iniziano a fumare prima dei 14 anni, passando da 7,6% a 10,5%. È obeso l’11,2% degli adulti, quota in aumento sia rispetto al 2000 (erano il 9,5%), che al 2005 (10%). Aumenta la prevenzione dei tumori femminili rispetto al 2005, grazie alla diffusione dei programmi pubblici di screening. La prevenzione femminile aumenta anche tra le straniere, che tuttavia non recuperano il gap rispetto alle donne italiane. Aumentano le persone che ricorrono a visite mediche specialistiche, escluse quelle odontoiatriche (11,9% nel 2005 e 14,8% nel 2013) e diminuiscono le visite dal dentista del 30%. Rimangono invariate le disuguaglianze sociali nella salute, nei comportamenti non salutari, nelle limitazioni di accesso ai servizi sanitari. Permane lo svantaggio nel Mezzogiorno rispetto a tutte le dimensioni considerate. Per leggere il testo integrale dell’indagine, clicca qui e per ulteriori approfondimenti consulta la sezione dedicata del sito del Ministero della Salute.

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