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Questo articolo è stato scritto il giorno 09 dic 2013 da Anna Spizuoco, e appartiene alle categorie: Cultura e Società, Medicina Generale e del Territorio, News Sito Web AOU, Tutte le comunicazioni.

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Speciale Assistenza Sanitaria Transfrontaliera: il Dlgs che recepisce le norme della direttiva UE 2011/24

articolo scritto da Anna Spizuoco

bandiera Unione EuropeaContinua lo speciale di Area Comunicazione dedicato all’assistenza sanitaria transfrontaliera. Dopo l’articolo del direttore amministrativo dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Federico II, Vincenzo Viggiani, pubblicato lo scorso 28 Novembreapprofondiamo il decreto legislativo che recepisce la Direttiva 2011/24/UE sui diritti dei pazienti per l’assistenza sanitaria transfrontaliera.  Il testo del decreto legislativo è stato approvato dal Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro della salute e del Ministro per gli affari europei. Il perfezionamento del decreto avverrà dopo il placet della Conferenza Stato-Regioni e delle Commissioni Parlamentari. Il decreto ribadisce che la normativa in materia di assistenza sanitaria transfrontaliera non si applica ai servizi di assistenza di lunga durata, ai trapianti d’organo e ai programmi pubblici di vaccinazione. Essa vale solo per le strutture pubbliche o che operano per il pubblico.  I pazienti che scelgono di curarsi in Italia hanno diritto ad ottenere informazioni presso il Punto di contatto nazionale, istituito presso il Ministero della Salute. Le Regioni potranno dotarsi di punti di contatto regionale. Il Punto di contatto offrirà tutte le informazioni utili (legislazione, strutture, modalità rimborso,  meccanismi di tutela, etc..) in tre lingue. “Il punto di contatto nazionale permetterà al paziente di compiere una scelta informata più adeguata al suo caso clinico e rappresenterà il punto di raccordo tra gli utenti, i prestatori di assistenza sanitaria, gli Stati membri e la Commissione. L’istituzione di tale struttura ha richiesto un considerevole sforzo organizzativo e strutturale da parte di tutte le amministrazioni competenti (Ministero della Salute, Regioni) al fine di creare uno o più contact point in grado di relazionarsi, anche attraverso sistemi informatizzati, a banche dati, a Punti di contatto regionali, collegati a loro volta con tutto il territorio per le relative informazioni” precisa il Ministero della Salute. L’obiettivo è quello di offrire un’informazione chiara, trasparente, intellegibile e accessibile a tutti i pazienti circa standard elevati di qualità e sicurezza, accessibilità agli ospedali per i disabili, fatture e prezzi trasparenti, visione chiara dell’autorizzazione e iscrizione dei prestatori e la loro copertura assicurativa, procedure circa i reclami e le denunce. È prevista, inoltre, la costituzione di un sistema informativo su cui riportare la valutazione di strutture e professionisti. Il paziente che subisce un danno a causa dell’assistenza ricevuta in Italia potrà avvalersi di tutti gli strumenti giuridici previsti dall’ordinamento nazionale. I pazienti avranno diritto alla cartella clinica in formato elettronico e, per quanto riguarda le tariffe, i prestatori d’assistenza dovranno applicare gli stessi onorari applicati ai pazienti nazionali. Per gli italiani che decidono di curarsi all’estero, l’autorizzazione preventiva sarà obbligatoria per l’assistenza che comporta il ricovero del paziente per almeno una notte, nei casi in cui è richiesto l’utilizzo di una struttura o apparecchiature mediche altamente specializzate e costose e quando è prestata da un soggetto sanitario che suscita preoccupazioni in merito a qualità e sicurezza. Tale autorizzazione potrà essere rifiutata se il paziente è esposto ad un rischio per la sua sicurezza ritenuto inaccettabile, se il prestatore di assistenza suscita preoccupazioni su qualità e sicurezza, se l’assistenza può essere erogata sul proprio territorio entro un termine giustificabile dal punto di vista clinico. Una prima domanda con la richiesta di autorizzazione dovrà essere presentata alla propria Asl. Quest’ultima risponderà entro 10 giorni. Se la risposta è favorevole si procederà all’inoltro vero e proprio della domanda di autorizzazione in cui bisogna inserire almeno l’indicazione diagnostica o terapeutica e la prestazione sanitaria di cui si intende usufruire e il luogo prescelto per la prestazione e il prestatore di assistenza sanitaria presso cui la persona assicurata intende recarsi. La risposta definitiva della Asl arriverà entro 30 giorni, 15 se il caso è giudicato grave. Come previsto dalla direttiva Ue il paziente avrà diritto al rimborso, entro 60 giorni, del costo delle cure ricevute all’estero secondo quanto previsto dalle tariffe vigenti in Italia. Il costo eccedente sarà a carico del paziente. È fatta salva in ogni caso la possibilità per le Regioni di rimborsare i costi eccedenti come le spese per vitto e alloggio. Il paziente anticipa i costi per poi presentare apposita domanda di rimborso con allegata la fattura della prestazione e il certificato medico.  Il decreto regolamenta, poi, la mutua assistenza agli Stati membri dell’Ue, compresa la cooperazione in merito agli standard e agli orientamenti di qualità e sicurezza e lo scambio di informazioni, soprattutto attraverso il Punto di Contatto Nazionale. Via libera anche al riconoscimento delle prescrizioni rilasciate in un altro Stato membro. In tema di Malattie rare, i professionisti sanitari saranno consapevoli degli strumenti a loro disposizione per aiutarli a compiere diagnosi corrette, sfruttando in particolare la base dati di Orphanet. L’Italia si impegnerà, infine, nello scambio di informazioni nell’ambito di  una rete volontaria che collega fra loro le autorità nazionali responsabili dell’assistenza sanitaria online. “La Direttiva 2011/24/UE, permettendo ai cittadini di Paesi UE di recarsi in Italia per le cure sanitarie, rappresenta una grande opportunità per il nostro sistema perché ci consentirà di rilanciare le nostre eccellenze all’estero. Sarà l’occasione per promuovere le nostre strutture di eccellenza e quindi incrementare la nostra capacità di attrazione dei cittadini dei Paesi dell’UE” afferma,infine, il Ministero della Salute. Per saperne di più, clicca qui.

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