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Questo articolo è stato scritto il giorno 25 mag 2016 da Claudio Pellecchia, e appartiene alle categorie: Formazione e aggiornamento professionale, Info Area Comunicazione, News Sito Web AOU, Prevenzione e promozione della salute, Scienza e medicina, Tutte le comunicazioni.

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#NonsolomedicinaCINEMA, grande successo per “Il venditore di medicine”

articolo scritto da Claudio Pellecchia

morabitoGrande successo di pubblico in occasione della proiezione del film “Il venditore di medicine”, pellicola del 2013 diretta da Antonio Morabito (foto) e che rientra nel programma #NonsolomedicinaCinema, la rassegna cinematografica improntata sui temi di etica e bioetica medica e rivolta a studenti e docenti dei Corsi di Laurea in Medicina e Chirurgia e al Personale del Policlinico Federico II..

Il film, interpretato da Claudio Santamaria,Isabella Ferrari, Ignazio Oliva, Marco Travaglio (nell’inedito e paradossale ruolo di corrotto, lui che ha sempre raccontato e condannato la corruzione della classe dirigente, politica e non), racconta il complesso mondo degli informatori farmaceutici, definiti, provocatoriamente, “venditori di medicine” e lascia che la vicenda ruoti intorno a Bruno, informatore per la casa farmaceutica Zafer, il cui compito è “piazzare” quanti più farmaci possibili ai medici, proponendo loro in cambio viaggi all’estero, gadget ed altre allettanti offerte.

Al termine della proiezione, davanti a una platea di giovani aspiranti medici e professionisti del settore sanitario, è intervenuto proprio il regista che ha animato il dibattito successivo, condotto da Ignazio Senatore, psichiatra e critico cinematografico: “Voglio precisare che questo film non vuole essere un atto d’accusa di una categoria specifica come quella dei medici o degli informatori – ha subito chiarito Morabito – ma è piuttosto il tentativo di raccontare in maniera più ampia possibile le distorsioni di un intero sistema, per non dire dell’intera vita quotidiana“.

Realizzare il tutto non è stato difficile, anche se ho dovuto spesso fare i conti con le rappresentanze e le associazioni degli informatori che venivano a protestare e a manifestare, anche sul set durante le riprese. Erano contrari alla rappresentazione che avevo fatto del loro mondo ma, per quanto mi riguarda, mi sono limitato a riprodurre ciò che mi era stato raccontato da medici e addetti ai lavori che avevo consultato. Se distorsione c’è stata, è stata unicamente quella di aver omesso altri episodi, troppo grotteschi anche per una realtà cinematografica. Per il resto, come ho già detto, non ho certo voluto fare un attacco alla categoria degli informatori medici ma, anzi, li ho raccontati come personaggi in balia di un pesante compromesso tra i risultati da raggiungere e il conflitto interno etico e morale“.

Ma come è nata l’idea di questo soggetto così particolare? “Ho sempre vissuto in una famiglia di medici – spiega Morabito - è stato, perciò, quasi naturale tornare a calarmi in un mondo che avevo già frequentato, cercando di raccontarlo da un punto di vista diverso“.

Il messaggio che questo film vuole lasciare, soprattutto sui più giovani è chiaro: “Non speranza e nemmeno rassegnazione, ma rabbia. Verso un sistema distorto e che può essere cambiato se lo si volesse veramente“.

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