In che modo il cibo condiziona la salute? È possibile coniugare alimenti salutari con il piacere del palato? Alimentazione, dunque, come cartina di tornasole di uno stile di vita contemporaneo in cui il patrimonio della tradizione culinaria mediterranea è messa a dura prova dai tempi stretti della pausa pranzo e della fantasiose diete che il web rende disponibili. Una tradizionale pasta con i fagioli si contende il posto a tavola con l’ultimo trend vegano del porro caramellato o con un veloce precotto che in tre minuti è caldo nel piatto ma freddo nell’anima.
Un panorama di contraddizioni di cui si è discusso durante il seminario interdisciplinare “
Il cibo è cultura”, svoltosi nell’
Aula Magna della Facoltà di Biotecnologie. L’evento è stato promosso dal
Corso di Laurea Magistrale in Scienze della Nutrizione Umana e dal
Corso di Laurea in Dietistica dell’Università Federico II di Napoli, in collaborazione con l’
UOC di Diabetologia, diretta da
Gabriele Riccardi e con la UOSD di Urgenze Diabetologiche e Consulenze per pazienti diabetici in fase preoperatoria, diretta da
Angela Rivellese, afferenti al
DAI di Medicina Clinica del Policlinico Federico II.
Ad aprire l’incontro è
Marino Niola, Antropologo, Direttore del
MedEatResearch dell’
Università degli Studi Suor Orsola Benincasa, per il quale la cura del sé e l’attenzione all’alimentazione può essere ricondotta ad una vera e propria religione. “
C’è la ricerca della regola in una società secolarizzata, in cui ci si converte alla dieta come ci si converte ad una religione. Il cibo si pone a metà tra salute e salvezza e il corpo combatte una crociata contro tutti i cibi che minacciano longevità e immunità, riducendo i nutrienti e espellendo dalla tavola il piacere della convivialità”, sottolinea Niola. La parola “
dieta” rischi così di non essere più misura di benessere bensì condizione dell’essere stesso, uno sorta di strumento di identificazione. L’antropologo lo definisce un “
esorcismo dietetico per vivere da malati e morire da sani“. Un termine così abusato quello della dieta, tanto da generare stili di vita completamente nuovi: basti pensare ai
Vegan-Sexual che non hanno relazioni con partner carnivori o al polo opposto gli adepti della Paleodieta, per un ritorno alle origini, quando le tecniche agricole non erano ancora state sviluppate e l’alimentazione era fatta per lo più di selvaggina.Ma il cibo è anche “
legame sociale”, sottolinea
Elisabetta Moro, docente di Antropologia Culturale, che, attraverso il lavoro dei due “scopritori” della Dieta Mediterranea,
Margaret e Ancel Keys, offre un avvincente racconto, fatto di gustose ricette cilentane e aneddoti singolari.
“
Un momento di convivialità è un ricordo che deve rimanere per sempre”, commentano all’unisono da
Alfonso e
Livia Iaccarino, rispettivamente chef e maître-sommelier del rinomato ristorante
Don Alfonso 1890, che da anni si impegnano per portare la buona e sana cucina mediterranea a tavola, coniugando gusto e salute.
L’evento, aperto da
Luigi Califano, Presidente della
Scuola di Medicina e Chirurgia federiciana, ha visto tra i presenti
Mario Mancini, professore emerito di medicina interna.