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Questo articolo è stato scritto il giorno 18 gen 2016 da Anna Amato, e appartiene alle categorie: Cultura e Società, Iniziative ed eventi, Prevenzione e promozione della salute, Scienza e medicina, Tutte le comunicazioni.

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Il cibo è cultura: emozioni, gusto e tradizione per mangiare bene e mangiare sano. Antropologi, chef, docenti e professionisti della salute insieme discutono dei valori della dieta mediterranea

articolo scritto da Anna Amato
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In che modo il cibo condiziona la salute? È possibile coniugare alimenti salutari con il piacere del palato? Alimentazione, dunque, come cartina di tornasole di uno stile di vita contemporaneo in cui il patrimonio della tradizione culinaria mediterranea è messa a dura prova dai tempi stretti della pausa pranzo e della fantasiose diete che il web rende disponibili. Una tradizionale pasta con i fagioli si contende il posto a tavola con l’ultimo trend vegano del porro caramellato o con un veloce precotto che in tre minuti è caldo nel piatto ma freddo nell’anima.
Un panorama di contraddizioni di cui si è discusso durante il seminario interdisciplinare “Il cibo è cultura”, svoltosi nell’Aula Magna della Facoltà di Biotecnologie. L’evento è stato promosso dal Corso di Laurea Magistrale in Scienze della Nutrizione Umana e dal Corso di Laurea in Dietistica dell’Università Federico II di Napoli, in collaborazione con l’UOC di Diabetologia, diretta da Gabriele Riccardi e con la UOSD di Urgenze Diabetologiche e Consulenze per pazienti diabetici in fase preoperatoria, diretta da Angela Rivellese, afferenti al DAI di Medicina Clinica del Policlinico Federico II.
Ad aprire l’incontro è Marino Niola, Antropologo, Direttore del MedEatResearch dell’Università degli Studi Suor Orsola Benincasa, per il quale la cura del sé e l’attenzione all’alimentazione può essere ricondotta ad una vera e propria religione. “C’è la ricerca della regola in una società secolarizzata, in cui ci si converte alla dieta come ci si converte ad una religione. Il cibo si pone a metà tra salute e salvezza e il corpo combatte una crociata contro tutti i cibi che minacciano longevità e immunità, riducendo i nutrienti e espellendo dalla tavola il piacere della convivialità”, sottolinea Niola. La parola “dieta” rischi così di non essere più misura di benessere bensì condizione dell’essere stesso, uno sorta di strumento di identificazione. L’antropologo lo definisce un “esorcismo dietetico per vivere da malati e morire da sani“. Un termine così abusato quello della dieta, tanto da generare stili di vita completamente nuovi: basti pensare ai Vegan-Sexual che non hanno relazioni con partner carnivori o al polo opposto gli adepti della Paleodieta, per un ritorno alle origini, quando le tecniche agricole non erano ancora state sviluppate e l’alimentazione era fatta per lo più di selvaggina.Ma il cibo è anche “legame sociale”, sottolinea Elisabetta Moro, docente di Antropologia Culturale, che, attraverso il lavoro dei due “scopritori” della Dieta Mediterranea, Margaret e Ancel Keys, offre un avvincente racconto, fatto di gustose ricette cilentane e aneddoti singolari.
Un momento di convivialità è un ricordo che deve rimanere per sempre”, commentano all’unisono da Alfonso e Livia Iaccarino, rispettivamente chef e maître-sommelier del rinomato ristorante Don Alfonso 1890, che da anni si impegnano per portare la buona e sana cucina mediterranea a tavola, coniugando gusto e salute.
L’evento, aperto da Luigi Califano, Presidente della Scuola di Medicina e Chirurgia federiciana, ha visto tra i presenti Mario Mancini, professore emerito di medicina interna.

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