Pubblicata lo scorso 16 Aprile, l’XI edizione del Rapporto Osservasalute (2013), analizza lo stato di salute della popolazione e la qualità dell’assistenza sanitaria nelle Regioni italiane. Il rapporto è realizzato dall’Osservatorio Nazionale sulla Salute nelle Regioni Italiane, che ha sede presso l’Università Cattolica di Roma ed è coordinato da Walter Ricciardi, direttore del Dipartimento di Sanità Pubblica dell’Università Cattolica – Policlinico Gemelli di Roma e da Alessandro Solipaca, Segretario Scientifico dell’Osservatorio. È frutto del lavoro di 165 esperti di sanità pubblica, clinici, demografi, epidemiologi, matematici, statistici ed economisti, distribuiti su tutto il territorio italiano, che operano presso Università e numerose istituzioni pubbliche nazionali, regionali e aziendali (Ministero della Salute, Istat, Istituto Superiore di Sanità, Consiglio Nazionale delle Ricerche, Istituto Nazionale Tumori, Istituto Italiano di Medicina Sociale, Agenzia Italiana del Farmaco, Aziende Ospedaliere e Aziende Sanitarie, Osservatori Epidemiologici Regionali, Agenzie Regionali e Provinciali di Sanità Pubblica, Assessorati Regionali e Provinciali alla Salute). Dal rapporto emerge, in particolare, che negli ultimi 10 anni gli italiani hanno guadagnato aspettativa di vita, soprattutto grazie alla ridotta mortalità per malattie del sistema circolatorio e per i tumori, grazie alle politiche di prevenzione, agli avanzamenti diagnostici e terapeutici. Si intravede anche qualche timido segnale di miglioramento negli stili di vita, almeno sul fronte dei consumi di alcolici e nel vizio del fumo. Aumentano però gli obesi e la tendenza alla scarsa attività fisica. La Campania, in particolare, si conferma la Regione dove si consumano meno antidepressivi: vi è un consumo pari a 29,1 dosi definite giornaliere per 1.000 abitanti nel 2012, il minore in Italia. A livello nazionale il consumo medio è di 36,8 DDD/1.000 ab die. Essa, di contro, registra il maggior numero di obesi. Infatti, in Campania ben il 40,6% (percentuale maggiore in Italia) dei minori di 6-17 anni è in eccesso di peso (sovrappeso o obesi) contro un valore medio nazionale di 26,9%. “E’ vero che abbiamo la dieta mediterranea ma essa è stata progressivamente soppiantata, soprattutto tra i ragazzi, dal fast-food-hamburgher, patatine e soft drink- e dallo stile alimentare nordamericano a base di dolci, grassi animali, carne e formaggi e con uno scarso consumo di verdura, cereali integrali e frutta. Tutta colpa nostra quindi? Non direi, considerando quanto sia difficile camminare o fare attività fisica nelle nostre città, con le automobili sui marciapiedi e gli spazi verdi mal ridotti e spesso non illuminati. Ovviamente va valutato positivamente qualche piccolo progresso in ambito cittadino, con le limitazioni del traffico automobilistico e la creazione di zone pedonali. Anche l’esigenza di un’alimentazione più sana si scontra quotidianamente con il martellamento continuo da parte dei media per indurci a comprare cibo e a mangiare” commenta Gabriele Riccardi, direttore dell’UOC di Diabetologia dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Federico II, nell’articolo del “Corriere del Mezzogiorno“, pubblicato Giovedì 22 Aprile. Leggi gli indicatori e la sintesi dei risultati del rapporto , Regione per Regione.