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Questo articolo è stato scritto il giorno 20 feb 2014 da Alessandra Dionisio, e appartiene alle categorie: Info Area Comunicazione, Iniziative ed eventi, Tutte le comunicazioni.

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Comunicazione, Salute e Sanità: verso un giornalismo “partecipato”. Intervista a Fabio Tricoli, caporedattore TGCOM24

articolo scritto da Alessandra Dionisio

tag cloud giornalismoUniverso della salute e giornalismo. Un rapporto complesso, caratterizzato da contraddizioni e pregiudizi. Alla ricerca di un territorio comune in cui instaurare un dialogo costruttivo e professionale tra gli interlocutori del mondo dell’informazione e quello della Sanità, Area Comunicazione, interfaccia comunicativa dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Federico II, incontra Fabio Tricoli, caporedattore della redazione romana di News Mediaset e conduttore del canale all news di Mediaset Tgcom24che accetta l’invito del team del web magazine aziendale: disvelare le “regole del gioco”, offrendo un’istantanea del mondo del giornalismo nell’era della convergenza digitale. Un’intervista che pone le basi di un nuovo “discorso” su salute e sanità, verso un modello partecipato e condiviso di comunicazione, a garanzia dei professionisti, a tutela dei cittadini. Uno spaccato sul mondo dell’informazione che permette di ottimizzare modelli e strategie di comunicazione per i professionisti della salute.

Dottor Tricoli, l’idea che molti hanno della professione giornalistica è legata all’immaginario cinematografico. Ma oggi, nell’epoca di internet e della velocità dell’informazione, come si articola davvero il “mestiere” del giornalista all’interno di una redazione?

Oggi il giornalista va a caccia della notizia con minor frequenza del passato. Soprattutto perché è subissato di notizie o pseudo-notizie. Il vero compito è diventato selezionarle e gerarchizzarle. I mezzi scarseggiano, l’austerità di questa difficile fase economica incide anche sul nostro lavoro e bisogna fare…<di necessità virtù>. Gli eventi su cui investire uomini e mezzi diventano sempre più selettivi. E così diventa più utile ritrovarsi con notizie il più possibile complete, corredate di immagini video- nel caso di una redazione televisiva – o con schede e dati ricchi di spunti di approfondimento, soprattutto per chi lavora sul web. In questo modo la notizia – se ritenuta tale e opportunamente verificata – può indubbiamente acquisire un significativo vantaggio competitivo rispetto alla mole di informazioni, spesso amorfa, che giunge in redazione, perché richiede meno tempo e meno mezzi per la lavorazione.”

Giornalismo, salute e sanità. Facciamo un gioco. Se fosse un professionista della salute per un giorno e dovesse comunicare alla stampa una notizia relativa ai risultati di un importante studio scientifico o ad un nuovo servizio assistenziale offerto ai cittadini, come costruirebbe la news?

Se si trattasse di un nuovo servizio per i cittadini, la prima cosa che farei è predisporre una scheda semplice e chiara da cui si evince cosa cambia per gli utenti e quali sono i criteri e le modalità di accesso. In questo modo, il giornalista che ha poco tempo a disposizione, trova tutte le informazioni necessarie già inquadrate <dalla parte del cittadino>. Alla scheda è importante abbinare delle fotografie oppure delle immagini video. Se invece si trattasse di uno studio scientifico, indicherei dei referenti disponibili, nelle ore successive all’invio del comunicato, a fornire informazioni ed eventualmente rilasciare interviste al giornalista per l’eventuale realizzazione del servizio. Inoltre, valuterei ed enfatizzerei quanto è innovativo lo studio in rapporto alla casistica nazionale ed internazionale, verificando preventivamente se ci sono pazienti o familiari disposti a parlare con la stampa. Affiancare al parere del professionista della salute, la testimonianza di un paziente, accresce la notiziabilità dell’informazione e quindi le chance di avere risalto sui media. È sempre utile e importante, dove possibile, far emergere il lato umano della notizia.”

Consapevole delle “regole” del mondo dell’informazione, quali errori non commetterebbe?

C’è un errore che non si dovrebbe mai commettere: confezionare un comunicato stampa unico per tutti i target. È invece fondamentale realizzare la comunicazione esterna in maniera calibrata. Punterei alla differenziazione della comunicazione, declinandola in base ai destinatari. Ciò che è notizia per un giornale locale, spesso non lo è per una testata televisiva locale o nazionale. E l’overloading può diventare un boomerang: all’ennesimo comunicato insignificante, il giornalista ti cestina senza neanche più leggerti”.

Tocchiamo un argomento spinoso, richiamando un neologismo figlio del mondo dell’informazione: malasanità. Perché fa tanto notizia?

La salute è un bene primario. Taccuini e telecamere entrano in un campo che affronta i temi della vita e della morte: grandi attese e grandi paure. Sul termine <malasanità> gravano tanti stereotipi e sono certo che andrebbe usato con maggiore parsimonia. Ma la salute riguarda la vita di tutti. Il perché fa notizia è molto, molto semplice: <primum vivere>”.

Radio, tv, web e mobile. Per alcuni, uno strumento avrebbe surclassato l’altro. Oggi, invece, si parla di convergenza digitale. Cosa significa e come i professionisti della salute potrebbero utilizzare in maniera integrata tutti i canali di comunicazione disponibili?

I mezzi convivono, ognuno con il proprio stile ed il proprio linguaggio. Per chi produce eventi che aspirano a trovare risalto sui media ci sono, quindi, ampie possibilità di trovare spazio e visibilità attraverso modalità narrative diverse, in base allo strumento che si utilizza. Il suggerimento è di imparare ad utilizzare tutti i mezzi diversificando i linguaggi della notizia, in modo da declinarla secondo le esigenze di ogni singolo strumento. Una notizia può passare velocemente in un canale all news, ma può essere ripresa al telegiornale, arricchita in un programma di approfondimento, rimbalzare su una testata online dando la possibilità di commento agli utenti. Le opportunità si moltiplicano, purché si sappiano diversificare i linguaggi, usando con consapevolezza tutti gli strumenti messi a disposizione dalla tecnologia odierna”.

Ricostruiamo la genesi della notizia. Vi arriva un comunicato stampa in redazione e…

In estrema sintesi, il primo step è la verifica della fonte. Seguita dalla verifica sul campo e dal lancio della notizia. L’obiettivo è cercare la testimonianza dei protagonisti, rendere la notizia “televisiva” documentando con una telecamera gli aspetti e i risvolti del fatto“.

Parliamo di pregiudizi. E soprattutto di come è possibile superarli. Spesso i professionisti della salute riconoscono nei giornalisti un atteggiamento volto alla ricerca dello “scoop” fine a se stesso, caratterizzato da un grado di semplificazione che rischia di provocare falsi allarmismi. Ribaltiamo il punto di vista. Come i professionisti della salute possono contribuire a costruire un dialogo più proficuo con i giornalisti, a tutto vantaggio di entrambe le categorie e soprattutto dei cittadini?

Nel 2000 non si può pensare di “sfuggire” a una rete di informazione pervasiva e onnipresente, pensare di poterla ignorare o addirittura nascondere. Sono finiti i tempi in cui anche nel mondo militare vigeva la regola dell’<usi a obbedir tacendo>. Oggi parlano anche i muri. E allora, se non puoi evitare la comunicazione, devi imparare a governarla. Snellire i propri tempi di comunicazione con l’esterno, rendere l’apparato in grado di confezionare in maniera accurata e completa la notizia. Restando all’ambito scientifico e sanitario, se la notizia arriva già “confezionata” al giornalista, ci sarà qualche possibilità in più di finire in pagina, o in onda. In redazione resta soprattutto un lavoro di verifica della fonte. Maggiore è la completezza dell’informazione, con un comunicato molto chiaro e breve, accompagnato da foto, video, ed eventuale documentazione di approfondimento, maggiore è la probabilità che la notizia possa essere pubblicata o trasmessa. Inoltre, è importante rendere l’informazione notiziabile, cercando di valorizzare gli aspetti umani. Una bella storia vale molto di più di una notizia asettica infarcita di cifre e termini scientifici. I veri testimonial della sanità non sono i medici, ma i pazienti. E’ utilissimo fornire un racconto che riesca ai veicolare i contenuti scientifici di uno studio, la valenza di un nuovo servizio assistenziale. L’aspetto umano, narrativo, rende l’informazione più interessante per i media, perché si può raccontare proprio come una storia”.

Grazie dottor Tricoli, ad maiora…

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