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Questo articolo è stato scritto il giorno 20 giu 2013 da Alessandra Dionisio, e appartiene alle categorie: Iniziative ed eventi, News Sito Web AOU, Prevenzione e promozione della salute, Scienza e medicina, Studi, analisi e ricerche, Tutte le comunicazioni.

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Dieta ricca in fibre? Migliora le alterazioni metaboliche della fase postprandiale. La ricerca dell’equipe di Diabetologia dell’AOU Federico II presentata in America

articolo scritto da Alessandra Dionisio

legumi e cerealiSi discuterà anche degli effetti delle diete ricche in fibre vegetali, componenti della dieta mediterranea, sulle alterazioni metaboliche tipiche del periodo postprandiale, durante il 73° Congresso Scientifico dell’American Diabetes Association, in programma a Chicago dal 21 al 25 Giugno e riconosciuto come il più importante congresso internazionale di diabetologia. Tra i relatori invitati a confrontarsi sull’argomento e presentare i risultati delle  proprie ricerche, Angela Rivellese, responsabile delle iperlipidemie nel diabete del DAI di Medicina Clinica dell’AOU Federico II, a cui Area Comunicazione ha rivolto alcune domande per comprendere obiettivi e prospettive dello studio.

Professoressa Rivellese, perché è importante valutare gli effetti di una dieta sul metabolismo nella fase successiva al pasto?

Studiare gli effetti della dieta su ciò che avviene nella fase postprandiale è molto importante. Dopo un pasto, specie se non equilibrato, anche in individui normali, si rileva un aumento della glicemia, dell’insulinemia e di alcune lipoproteine, che può portare, a lungo andare, ad un aumento del rischio di alcune importanti malattie come il diabete e le malattie cardiovascolari. Inoltre, dopo un pasto, a seconda di quello che mangiamo, sia in termini di quantità che di qualità, si sviluppa un maggiore o minore senso di sazietà, che regola il nostro successivo introito di cibo”.

Gli studi condotti dall’equipe di Diabetologia dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Federico II cosa hanno dimostrato?

Le ricerche condotte hanno dimostrato che le alterazioni dello stato postprandiale possono essere modificate in senso benefico da un appropriato intervento nutrizionale. Infatti, una dieta ricca in fibre, che prevede cioè legumi, verdure, cereali integrali e  frutta- in particolare, mele, pere, nespole, arance, mandarini, fragole, lamponi, prugne- aumenta il senso di sazietà e, quindi, induce a ridurre la quantità di cibo consumata. Inoltre, con questo tipo di alimentazione si rileva una diminuzione dei livelli plasmatici postprandiali di glicemia, insulinemia e trigliceridi con una conseguente possibile riduzione del rischio di malattie croniche, in particolare delle malattie cardiovascolari. Tali effetti si verificano sia negli individui con patologie già evidenti, come i diabetici, sia nella popolazione generale”.

In bocca al lupo per l’esperienza oltreoceano. Vestirebbe per Area Comunicazione i panni di “inviato speciale”, per raccontare in un articolo tutte le novità che emergeranno durante il congresso?

Senza dubbio e con molto piacere. A presto, allora”

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