Nasce a Napoli il network per l’AOP, l’arteropatia obliterante periferica, nota come ‘malattia delle vetrine’, patologia ostruttiva di tipo arterosclerotico che provoca il restringimento delle arterie che a livello cardiaco e cerebrale può causare ictus e infarto mentre negli arti inferiori il rischio è la mancata irrorazione dei tessuti con conseguente necrosi e amputazione dell’arto.
Il network, nato su iniziativa del Dipartimento di Scienze Biomediche dell’Università Federico II, include 16 ospedali campani e ha come obiettivo creare un modello assistenziale per i pazienti affetti da AOP. Il centro di coordinamento di questa rete regionale, che si rivolgerà a un target potenziale di circa 1.100 pazienti, è situato presso il Centro di Cardiologia dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Federico II di Napoli e assicurerà ai pazienti sottoposti a rivascolarizzazione una presa in carico uniforme e standardizzata che migliori la loro qualità e aspettativa di vita: “L’ interazione tra il chirurgo vascolare e il cardiologo è fondamentale – afferma Giovanni Esposito, direttore dell’UOC di Cardiologia, Emodinamica e UTIC della Federico II – perché l’approccio alla patologia deve essere di tipo chirurgico e farmacologico. In passato, l’ischemia del piede diabetico, causata proprio dall’arteriopatia obliterante, risultava inevitabilmente nell’amputazione con tutti i rischi connessi e nell’arco di un anno la mortalità dei pazienti amputati è di uno su tre, in alcuni casi anche uno su due. Oggi invece le terapie farmacologiche associate alle tecniche di rivascolarizzazione come stent e by-pass – spiega – permettono di evitare l’amputazione grazie alla riapertura delle arterie e al ripristino della circolazione nel piede. E in questo percorso il peso della terapia farmacologica è aumentato enormemente“.
Oltre al Policlinico Federiciano, gli ospedali afferenti al network sono: l’Azienda Ospedali dei Colli Ospedale Monaldi, l’Ospedale del Mare, l’Ospedale dei Pellegrini, la Casa di Cura Villa dei Fiori ad Acerra, la Clinica Mediterranea, il Cardarelli, a Salerno il San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona, il San Luca a Vallo della Lucania, la Casa di Cura Salus di Battipaglia, l’ospedale di Eboli “Maria SS. Addolorata’, l’Azienda Sant’Anna e San Sebastiano a Caserta, la Clinica San Michele di Maddaloni, l’ospedale San Giuseppe Moscati e la Clinica Montevergine di Avellino e l’Azienda Ospedaliera San Pio di Benevento: “La costituzione del network per l’AOP consentirà anche di evitare ai pazienti di essere ricoverati in ospedale a causa dell’insorgenza di accidenti cerebrovascolari, cardiovascolari e ridurrà l’impatto sociale delle invalidità attraverso la prevenzione delle amputazioni e, non ultimo, creerà un modello terapeutico all’avanguardia in Campania“, conclude Esposito.