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Questo articolo è stato scritto il giorno 25 giu 2020 da Redazione, e appartiene alle categorie: Medicina Generale e del Territorio, Nuove tecnologie e new media, Prevenzione e promozione della salute, Scienza e medicina, Tutte le comunicazioni.

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Policlinico Federico II, piccola paziente albanese salva grazie a un innovativo intervento all’esofago e alle cure dei pediatri

articolo scritto da Redazione

Prof Esposito Prof Staiano Acalasia bambina AlbaniaAlexandra è una bambina di 8 anni albanese, dagli occhi sorridenti, vive a Tirana, e da quando ha 7 anni non riesce a mangiare cibi solidi a causa di una patologia, l’acalasia esofagea. I genitori cercano una soluzione per il problema della piccola ed individuano quale centro di eccellenza nel trattamento e nella cura delle patologie gastrointestinali pediatriche il gruppo multidisciplinare della Pediatria del Policlinico Federico II di Napoli. La piccola viene accolta dalla Prof.ssa Annamaria Staiano, Direttore della Unità Operativa Complessa di Pediatria Generale, che studia ed inquadra la patologia, ed operata dal Prof. Ciro Esposito, Direttore della UOC di Chirurgia Pediatrica. Alexandra, dopo pochi giorni dall’intervento, viene  dimessa e torna in Albania. Mangia serenamente, senza alcun problema, e grazie alle nuove tecnologie viene monitorata a distanza. Oggi è completamente guarita.

L’acalasia esofagea – sottolinea la prof.ssa Staiano – è una malattia rara (un caso /100000 abitanti/anno) che si manifesta solitamente in pazienti adulti tra i 40 e i 60 anni e,  molto raramente, in età infantile e adolescenziale. I sintomi più frequenti della malattia sono la difficoltà nel deglutire, il rigurgito ed il dolore nel momento della deglutizione fino all’impossibilità ad alimentarsi. La terapia medica con calcio antagonisti non dà, di norma, buoni risultati, ed è necessario che i pazienti siano trattati con tecniche chirurgiche mini-invasive come la laparoscopia”.

L’intervento chirurgico per l’acalasia si chiama miotomia extramucosa e viene eseguito per via laparoscopica con i classici “mini-buchini” sull’addome, con l’obiettivo di eliminare completamente l’ostacolo al passaggio del bolo di cibo e consentire al paziente di riprendere a deglutire normalmente.

L’intervento consiste nella mobilizzazione della parte distale dell’esofago dall’addome,  vale a dire che si ‘scolla’ l’esofago dalle strutture anatomiche di ancoraggio naturale alla parete dell’addome e al diaframma  e si incidono gli ultimi 5-7 cm delle fibre muscolari dell’esofago utilizzando nuovi sealing device e l’energia laser”, spiega il prof. Esposito. “I risultati a distanza di tempo sono ottimi – continua – circa il 90-95% dei pazienti risolve i propri disturbi in maniera definitiva ed il 5% circa migliora pur presentando la persistenza di una minima sintomatologia alla deglutizione. Utilizzando strumenti da 3-mm, il paziente non ha dolore nel post-operatorio, e grazie ad una telecamera ad alta definizione HD-3D con  tecnica della fluorescenza ICG è possibile avere delle immagini magnificate e più nitide ed eseguire interventi estremamente precisi, che permettono una rialimentazione rapida ed una dimissione dopo pochi giorni”.

Sono orgogliosa del Children Hospital del Policlinico Federico II in cui l’eccellenza delle professionalità si unisce all’avanguardia delle tecnologie, con sale di endoscopia pediatrica e sale operatorie chirurgiche tra le più moderne costruite in Italia. Grazie all’impegno degli operatori e agli investimenti realizzati possiamo paragonarci oggi alle grandi realtà pediatriche internazionali, come Londra e Parigi e rappresentiamo un punto di riferimento su tutto il territorio nazionale. Sempre più pazienti, infatti, migrano da altre regioni per essere accolti e curati dalla Pediatria e dalla Chirurgia Pediatrica della Federico II”, sottolinea Anna Iervolino, Direttore Generale dell’AOU Federico II.

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