Grande successo per il convegno “Epilessie Farmacoresistenti: nuove frontiere farmacologiche e chirurgiche”, organizzato da Leonilda Bilo, coordinatore della sezione campania-molise della Lega Italiana contro l’Epilessia (LICE) e responsabile del centro di riferimento regionale dell’epilessia dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Federico II di Napoli, e svoltosi mercoledì 26 novembre nella Sala Negro dell’Edificio 6 della stessa AOU. L’incontro si è focalizzato sulla farmaco-resistenza e sulle sue strategie di trattamento farmacologiche e chirurgiche.
Dopo i saluti istituzionali di Luigi Califano, Presidente della Scuola di Medicina e Chirurgia, Vincenzo Viggiani, direttore generale dell’AOU Federico II e Lucio Santoro, direttore dell’UOC di Neurologia-Centro per l’Epilessia, si sono aperti i lavori, con le sessioni mattutine incentrate sulla farmaco-resistenza, intesa sia in senso farmacologico che clinico, e sulle sue possibilità di trattamento farmacologico, con ampio spazio dedicato agli ultimi farmaci antiepilettici entrati in commercio. Si è poi passati a relazioni su strategie meno convenzionali, come ad esempio la Cannabis, che aprono prospettive molto interessanti, non solo sul versante pratico, ma anche su quello concettuale.
Il pomeriggio, invece, è stato dedicato alla chirurgia dell’epilessia, che rappresenta un approccio terapeutico di elevata raffinatezza e grande efficacia che purtroppo ancora oggi è sottoutilizzato sia nei pazienti farmaco-resistenti adulti che in quelli pediatrici. “In generale, i pazienti operati ricavano dall’intervento ottimi risultati: molti raggiungono una guarigione definitiva, altri pur non guarendo presentano una riduzione delle crisi associata spesso alla possibilità di sfoltire la terapia farmacologica contemporaneamente assunta che in genere in questi pazienti è corposa e quasi mai priva di effetti collaterali. Purtroppo, a fronte di risultati molto buoni, la chirurgia dell’epilessia stenta a decollare in Italia nel senso che viene eseguita in un ridotto numero di casi. Le cause alla base del ridotto ricorso alla chirurgia sono più di una: in primis , l’esiguo numero di Centri dedicati alla chirurgia dell’epilessia, carenza motivata dal fatto che un Centro dedicato richiede una organizzazione molto complessa alla base, una tecnologia di elevata qualità ed un team multidisciplinare al suo interno. Questo perché il paziente candidato/eleggibile alla chirurgia dell’epilessia è tale dopo aver superato un iter pre-chirurgico lungo, rigoroso, complesso, spesso personalizzato, iter che ha incluso diverse visite specialistiche ed indagini strumentali e ha coinvolto Specialisti di varie aree (il Neurologo/Epilettologo, il Nurofisiologo, il Neuroradiologo, il Neurochirurgo, il Neuropsicologo, lo Psichiatra, il Neuropatologo ed il Pediatra, se il paziente è un bambino), ciascuno dei quali ha offerto la sua professionalità. Inoltre, il mancato decollo della chirurgia è da attribuire ad una ragione culturale: i neurologi che seguono i pazienti con epilessia sono spesso riluttanti a indirizzarli alla chirurgia, per timori correlati al rischio chirurgico che invece in Centri dedicati è molto contenuto”, sottolinea la dott.ssa Bilo.
In Campania non esiste alcun centro dedicato alla Chirurgia dell’Epilessia. Un dettaglio non trascurabile in una regione che ha circa 50mila pazienti con epilessia, di cui 10-15mila farmaco-resistenti e più della metà dei quali affetti da epilessie focali: si stima dunque davvero considerevole il numero dei pazienti che dopo valutazione pre-chirurgica potrebbe avvalersi dell’intervento. Sarebbe quindi auspicabile un’intesa tra i vertici dell’Azienda, i rappresentati della Regione, gli specialisti del settore (Epilettologi, Neurofisiologi, Neuroradiologi, Neurochirurghi,…) per avviare un iter che consenta la realizzazione anche qui in Campania, presso la nostra Azienda, di un Centro di Chirurgia dell’Epilessia, colmando così il gap con altre regioni italiane più avanzate e arrestando nel contempo il fenomeno della migrazione sanitaria regionale.